Esplora il blog dell'AINSPED Umbria

venerdì 11 marzo 2016

Il ponte tra la Montessori e i giorni nostri


È divenuta quasi una costante, sentire la preoccupazione di molte mamme riguardo a come debbano o possano gestire i propri piccoli. L’ansia di “fare e saper fare bene”, pone molte donne a riflettere se i metodi  educativi da loro scelti,  siano sufficienti a garantire uno sviluppo adeguato del bambino. In  alcuni casi, il senso di in inadeguatezza la fa da padrona.
 
E proprio in questo scenario, che  il metodo Montessori, ritorna prepotentemente.


Maria Montessori fu  il primo medico donna, nel secolo scorso in Italia, ha contribuito a costruire una nuova immagine e considerazione del bambino, desideroso di cresce e sperimentare il proprio contesto di vita in autonomia.
Il suo, è un metodo educativo, che nel tempo, è riuscito ad rimanere all’avanguardia in una società odierna, veloce, sempre di corsa ed esigente, che ha costruito attorno a se’ un  sistema iperstimolato, fatto di rapporti e oggetti  mutevoli, nel quale, anche i più piccoli  ne rimangono  investiti.
La Montessori, che ha attribuito alla pedagogia un valore scientifico, descrive  l’autentica natura dell’infanzia, e del bambino naturale, che se immaginato libero dalle  influenze negative dell’adulto, dalle sue inibizioni, e repressioni, e  collocato in un ambiente adatto alle sue esigenze,  ha la possibilità  di dar  sfogo a quell’energia creativa che ogni piccolo possiede. Il bambino assorbe in sé l’ambiente, realizzando passo dopo passo la propria personalità e il proprio adattamento alla realtà.

È proprio nella realtà odierna, a volte fatta di ansia e di  controllo, che si manifestano le perplessità di molte madri. Già Donald Winnicott, ha  svincolato la figura materna, dall’essere  perfetta ed infallibile, lui descrive una donna, una madre, sufficientemente buona: una madre imperfetta, ma sana e affettivamente presente.

È  possibile trovare un filo conduttore tra i due autori.

Una madre sufficientemente buona consente al proprio bambino di conoscere e di impossessarsi  del proprio ambiente di vita, mentre nell’approccio montessoriano, il gioco e l’esplorazione, anche se pur controllati  (in termini di sicurezza),  non debbano essere pilotati da suggerimenti che castrano il senso di conquista dell’autonomia del bambino ( non fare cosi, non sporcarti, sporchi casa, non saltare, non correre, ipercorrezione, ecc), ma lascino il senso di scoperta e di successo.
Ci si immagina un bambino capace di dar sfogo ai propri interessi, alle curiosità esplorative del momento, anche con materiali semplici (pentole, posate, colori, pasta, legumi, contenitori, ecc,), in cui l’attività ludica oltre a conservare quel valore intrinseco di divertimento, permetta al bambino di acquisire nuove competenze comportamentali e, a comprendere le cause e gli effetti delle proprie azioni. Pensate come basti giocherellare con materiali giornalieri, (esempio delle mollette), e permettere al  bambino in modo naturale, di prendere familiarità con l’oggetto, e  in una pura attività di gioco di esercitarsi nella prensione, nella pressione  e  nella coordinazione occhio – mano.

Garantire nella scoperta, la conquista dell’autonomia.  Pensiamo alla possibilità di farli  divertire con il cibo fin da piccoli, impastare le mani, sporcarsi…fino ad arrivare a mangiare autonomamente.  Stimolarli a fare da soli, nel vestirsi, nel lavarsi nel sistemare i giochi e tant’altro, aiutarli ad accettare le piccole frustrazioni che  ne possono derivare.  
Certo le conseguenze  sono bene note per le mamme, ma probabilmente ne vale la pena…. guardare negli occhi dei nostri piccoli, la soddisfazione di aver vinto!

Autore:
Dr.ssa Daniela Iaconianni
Pedagogista - Professional counselor - Esperta in disturbi generalizzati dello sviluppo, difficoltà comportamentali e relazionali.
E-mail: daniela.iaconianni@virgilio.it

Nessun commento:

Posta un commento